
Le parole che restano di Letizia Jaccheri edito da La Caravella è l’ultimo libro dell’autrice, un testo autobiografico emozionante e ricco di contenuti. La memoria è certamente uno di questi, un legame che ci accompagna nei percorsi di vita, utile per imparare dall’esperienza a migliorare il nostro viaggio verso il futuro.
Letizia è italiana, ma vive da oltre 30 anni in Norvegia e Le parole che restano non è il suo unico libro. E’ appassionata di scrittura e scrive da sempre non solo libri, ma anche testi di carattere divulgativo. Come ci racconta in questa bella intervista che ci ha rilasciato, l’informatica nei suoi libri si intreccia anche con diversi temi di attualità e di grande impatto sociale.
Le parole che restano di Letizia Jaccheri
Salve Letizia, lei è nuova ai nostri lettori, ci può dire brevemente di cosa si occupa nella vita e da quando ha deciso di iniziare a pubblicare ciò che scrive?
Buongiorno a lei! Sono una professoressa universitaria di informatica, mi occupo di donne e tecnologia e dell’intersezione tra la tecnologia e gruppi a rischio come i bambini e i disabili. Ho deciso di pubblicare nel 2004 quando ho pubblicato con Mondadori il mio libro Cuore e Computer, una autobiografia intrecciata con la storia dell’informatica. Questo libro, Le Parole che restano, è la mia autobiografia intrecciata con quello che è successo nell’ultimo secolo nel mondo e nella mia famiglia.

Le parole che restano è un libro autobiografico che racconta la sua vita e le sue esperienze. C’è un messaggio che ha voluto lanciare ai lettori scrivendo la sua storia?
Il messaggio che voglio lanciare è che la vita è un viaggio. Viaggiando si impara, si cambia, ci si adatta, si incontrano persone nuove, ma i legami e le parole del passato, quelli importanti restano. Io sento dentro di me, la voce delle persone per me importanti. Sento ancora la voce della mia prozia che era nata nel 1907 e morta nel 1974 che mi dice “un e’ nulla” e mi consola quando un problema mi pare insormontabile. Chi mi legge mi dice che il mio piccolo libro fa piangere e ridere e sono contenta di ciò, perché’ vuol dire che ognuno si immedesima ed entra in contatto con le sue emozioni leggendolo.
Nel suo libro lei affronta il tema della memoria. In relazione a cosa ne parla e perché è un argomento secondo lei su cui bisogna riflettere?
Io penso molto al passato, a quello che è successo, cerco di imparare, di curarmi scrivendo le frasi sui quaderni che porto sempre con me e cercando di parlare con le persone che hanno condiviso con me. Succede che qualche amico quando dico “ti ricordi quell’evento?” mi risponde “no”. Riflettere sul passato vuol dire imparare dagli errori e dai successi, ma anche curare quelle ferite che abbiamo. Tutti abbiamo ferite e tutte le parole possono o ferire o curare.

Oltre all’autobiografia, si è mai cimentata in altri generi? se sì, quale le è risultato più congeniale?
Ho scritto duecento articoli scientifici e capitoli di libri su argomenti di informatica. Poi ho scritto e pubblicato Cuore e Computer. Inoltre, ho scritto Tappetina, un racconto femminista che e’ stato tradotto in inglese, norvegese, spagnolo, greco e cinese. Tutti i miei scritti sono disponibili al letiziajaccheri.org
A volte scrivo dei pezzetti per dei giornali o blog, soprattutto in norvegese o a volte in inglese su temi come l’intelligenza artificiale e il femminismo. Sul mio blog letiziajaccheri.org scrivo un post ogni volta che leggo un libro nuovo.
Domanda di rito a tutti gli scrittori: ci può raccontare qualche sua abitudine di scrittura anche un po’ strana? Non so, ad esempio, si mette a scrivere se non ha la sua penna preferita, non inizia se non prima di una certa ora…
Scrivo a mano sui quaderni e poi nelle sere di inverno ricopio e raffino. Vivo da trent’anni in Norvegia e le sere di inverno sono lunghe. Se ho tanto da fare al lavoro non scrivo, ovvero aiuto solo i miei dottorandi a rivedere i loro articoli e scrivo le proposte di finanziamento. Lavorare come ricercatrice e professoressa è stato ed è ancora molto interessante in quanto ho lavorato a livello internazionale e ho viaggiato in tanti paesi e lavorato con tante persone diverse. Ma sento che in futuro voglio scrivere di piu’ sulla vita, la gentilezza, la letteratura, la famiglia, la natura, tutto questo che piano piano diventa piu’ importante per me. E poi l’Italia e la Norvegia, le mie due patrie, noi emigrati non ci stanchiamo mai di parlare e di scrivere dei nostri paesi.
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