La percezione della pioggia di Marinella Giuni

La percezione della pioggia di Marinella Giuni
Durata della lettura: 5 Minuti

Nel segno della fragilità

La percezione della pioggia di Marinella Giuni edito da Le Mezzelane è l’ultima fatica della scrittrice, un romanzo che è stato concepito come la somma di tante storie che Marinella ha raccolto nel corso degli anni.

Monica è la protagonista del romanzo, una donna fragile, perennemente in bilico fra amore e disperazione che non riesce a lasciarsi il passato alle spalle. Il suo fragile equilibrio la porterà a fare un gesto estremo, tentare di uccidere il proprio bambino per tenere legata a sé l’uomo che ama.

Il romanzo di Marinella Giuni è un testo che fa riflettere sulle nostre fragilità e sugli equilibri che dovremmo scientemente cercare di raggiungere anche nei momenti più difficili, ma non è facile, non tutti siamo uguali e non tutti ci riescono.

In questa bella intervista, l’autrice approfondisce maggiorante il tema sviscerato nel libro grazie alla sua esperienza sul campo. Marinella Giuni, infatti, oltre a essere una scrittrice si è laureata in Psicologia Clinica e di Comunità all’Università di Torino e ha esercitato per diverso tempo la professione di psicologo, dedicandosi a ricerca e formazione in ambito gerontologico. Infine, non ha mai tralasciato il ruolo amministrativo negli Uffici Giudiziari, che ora svolge a tempo pieno presso il Tribunale di Alessandria.

La scrittura di Marinella Giuni è penetrante e coinvolgente. Il lettore sentirà sulla propria pelle il disagio e i tumulti di Monica, che ci svela il suo mondo in prima persona alternandosi alla voce fuori campo.

La percezione della pioggia di Marinella Giuni

Salve Marinella, lei ha al suo attivo numerose pubblicazioni, tra cui diversi saggi e un racconto noir, selezionato dalla redazione di Writers Magazine Italia per l’Antologia 365 gialli thriller noir, 2024. Com’è stata quest’ultima esperienza? Continuerebbe con un testo più corposo oppure è stata solo una felice parentesi perché il genere non lo trova nelle sue corde? 

Buongiorno. In realtà io sono più per le narrazioni brevi, e il contest di Writers Magazine mi ha permesso di tornare alle origini. La mia vera passione, però, è la poesia, perché trovo che rappresenti più di altre forme l’urgenza di esprimere l’emozione e fermarla e riesco sempre a infilarla anche in altri tipi di storie! Ho voluto poi passare al romanzo breve – ispirandomi ad ambienti che conosco – narrando di una perpetua di paese, musona ma profondamente umana che cresce a ogni pagina! L’ultimo romanzo è stato invece decisamente più impegnativo, per il tema trattato. Mi sono rifatta a competenze di base che ho, derivate dalla mia formazione universitaria, ma ho avuto l’importante collaborazione di Sabrina Rolandi, psicoterapeuta, per caratterizzare al meglio il personaggio principale.

La percezione della pioggia è un testo ricco di contenuti su cui riflettere. Per orientare il nostro pubblico ci può dire di cosa si tratta? È una storia reale romanzata, un saggio o altro?

È la somma di tante storie vere cui la cronaca ci ha abituato; il tema è la fragilità mentale, il sentirsi inadatta nel mondo in cui vive che porta questa giovane mamma, Monica, a cercare di uccidere il proprio bambino. La percezione della pioggia è un viaggio intenso nelle pieghe più oscure della psiche di una donna in bilico fra ragione e follia. Monica emerge come un personaggio stratificato, e ogni suo gesto — anche il più quotidiano — porta il peso del senso di inadeguatezza che si porta dietro fin dall’infanzia e del senso di colpa frutto dell’incapacità di venire a patti con la malattia dei genitori. La pioggia, inizialmente, è un rifugio catartico poi si trasforma in specchio della sua angoscia, scandendo il lento sfaldarsi della mente.

Perché ha scelto di raccontare la storia di Monica? E’ un caso su cui ha lavorato oppure c’è stato un evento, un ricordo che l’ha indirizzata alla sua storia?

Sono sempre molto colpita dalle tragedie che scaturiscono all’interno del nucleo familiare; è il luogo dove per definizione ci si dovrebbe sentire al sicuro, dove muoviamo i primi passi, dove le relazioni si dispiegano e decollano verso altre relazioni ancora. Questa non è una storia particolare, dai riferimenti temporali o geografici precisi; è la voce del dolore, della colpa e della negazione: sono elementi che spingono a interrogarsi sul confine fra amore e distruzione. In passato sono stata psicologa volontaria – non sono psicoterapeuta – presso uno Sportello d’ascolto e di voci, di esistenze difficili, ne ho conosciute tante. Monica è l’espressione di tutti quei racconti.

La vicenda di Monica, in base alla sua esperienza, si sarebbe potuta evitare? Oppure quando si entra in quel girone infernale non basta la sola attività dello psicoterapeuta?

Questa è una domanda cui non si può dare risposta; il mio desiderio è portare l’attenzione sul disagio esistenziale, sulla fragilità, dargli voce perché possa essere riconosciuto. Il contesto che ci circonda può essere importante, nel riconoscere e dare sostegno a situazioni che hanno bisogno di essere sorrette; il personaggio di Monica porta con sé molte fragilità, che investono anche i legami familiari e amicali, oltre alla percezione di sentirsi imperfetta e inadatta in un mondo in cui, invece, si privilegiano la cosiddetta normalità e la perfezione. Purtroppo, la cronaca spesso rimanda a episodi tragici e cruenti; nel romanzo ho voluto che il bambino riuscisse a sopravvivere e che Monica iniziasse un percorso terapeutico nuovo. Almeno qui, ho voluto provare a dare un’opportunità.

C’è un messaggio che si sente di voler dare ai lettori sulla base della terribile vicenda di Monica?

Mi sento di dire che spesso la rinascita vera, quella che Monica sta cercando, nasce proprio dall’incontro, doloroso ma necessario, con la propria umanità fragile. Questo è il motivo che sostiene tutto il romanzo: cercare di riconoscere i segnali, comprenderli, intervenire in modo tempestivo, includere chi si trova a vivere momenti di disagio per creare situazioni di stabilità, di continuità che possano dare un senso all’esistenza.


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Author: Francesca Amore

Appassionata di arte e cultura, è giornalista pubblicista dal 2005. Ama Roma, Napoli e ha un debole per i grandi scrittori russi, divora libri, ed è Accompagnatrice Turistica. E’ una fan accanita delle persone per bene e scrive di tutto ciò che genera valore con l’intento di dare risalto a storie interessanti che escano fuori dal circolo vizioso dell’omologazione. Dal 2019 cura il blog SguardoAdEst, una finestra sull’arte, sulla cultura, sul cibo e sulle tradizioni popolari di Roma e non solo