
L’umorismo prima di tutto
Saluti dalle Seychelles di Chiara Ba è l’ultimo libro della prolifica scrittrice veronese. Il romanzo è una lettura spassosa, ricca di colpi di scena e di avventure rocambolesche che mettono sempre di buon umore. Chiara Ba, scrittrice dal 2009 scrive romanzi horror, romance e racconti con un unico fil rouge: l’umorismo.

La vicenda avviene in un condominio, dove si svolgono due storie parallele: Luisa che ha trovato l’amore ed è tormentata dai vicini impiccioni e Vanna, che non può permettersi le sue solite vacanze costose; quest’ultima fa credere a tutti di essere partita per le Seychelles, perché non accetta che si venga a conoscenza delle sue difficoltà finanziarie. Il tema attono a cui ruota il romanzo è il nostro rapporto con l’opinione altrui. Quanto ci facciamo influenzare dagli altri? La vicenda di Vanna, inoltre, è ispirata a una notizia realmente accaduta: una famiglia veronese si tappò in casa per quindici giorni per non far sapere ai vicini di non potersi permettere le vacanze…
Storie surreali che non hanno niente di assurdo!
Saluti dalle Seychelles di Chiara Ba
Salve Chiara, domanda di rito per tutti gli scrittori che capitano sul nostro sito: ci può raccontare brevemente di cosa si occupa nella vita?
Molto semplicemente, lavoro senza stipendio, ferie, orari e pensione. Sono casalinga. Pulire casa e girar sughi ti impegna fisicamente, ma ti permette però di avere le meningi libere: le mie storie nascono appunto mentre preparo bucati, getto via la spazzatura o verso il disincrostante giù per il water.
Lei scrive e pubblica da tantissimi anni. Ho notato una sorta di fil rouge che lega gran parte delle sue pubblicazioni e cioè l’umorismo. Perché è così importante nella sua scrittura?
L’umorismo per me non è importante solo nella scrittura: lo è nella vita. Una sorta di filosofia dell’esistenza – ridicolo, detto da una come me che a scuola non amava affatto la filosofia. È una sorta di lente deformante con cui guardo il mondo e riesco a trovare divertimento laddove altri non vedono che banalità e noia. Esempio pratico: faccio la coda alla cassa del supermercato, una diversamente educata signora mi soffia il posto e pretende pure di aver ragione. Io, dopo averle espresso la mia opinione in merito a voce alta perché tutti i presenti sentissero (anni di teatro amatoriale aiutano!), ne ho ricavato il personaggio per un raccontino, che poi ho postato in internet e che è servito a dare buonumore ad altri. L’umorismo per me è questo: vedere le cose in modo leggero e trasmettere il mio divertimento. Ridere insieme fa bene, e crea legami di amicizia. In questo, la penso come Roger Rabbit.
Saluti dalle Seychelles è un romanzo rocambolesco in cui si intrecciano le storie di diversi personaggi, piene di disavventure e colpi di scena. Qual è la parte del libro che l’ha divertita di più mentre scriveva?
Senza dubbio, tutte le parti in cui sono presenti due dei condomini, Ester detta la gorgone e suo marito Rinaldo, il professore svaporato. Perché? Semplice: siamo mio marito ed io. Fisicamente siamo proprio noi, io riccioluta supersize con occhi da basilisco, lui con occhiali, barbetta grigia e aria da professore svaporato; ma soprattutto siamo lui ed io nel modo di comunicare, due maturi coniugi legatissimi tra di loro ma capaci di sbottare e ruggire (io) e cascare regolarmente dal pero (lui). I dialoghi, i botta e risposta tra i due, sono gli stessi che si possono sentire tra le pareti di casa nostra.
E no, in tanti anni di matrimonio non ci siamo mai annoiati.

Gran parte degli scrittori quando pubblicano un libro ci tengono a precisare che il testo vuole lanciare un messaggio. Anche lei ha fatto lo stesso con Saluti dalle Seychelles? Oppure, non so, c’è un aspetto ben preciso del libro che desidera che arrivi al lettore?
Il messaggio… ecco, io non sono certo il genere di autore che pensa prima al messaggio e poi alla trama con cui veicolarlo. Io faccio l’esatto contrario: prima creo e scrivo la storia, poi cerco di capire che caspita volevo dire. E sì, il messaggio c’è sempre, eccome: nel caso di Saluti dalle Seychelles, è “quanto ci facciamo influenzare dagli altri?” Bene o male, molti dei personaggi del libro devono proprio affrontare questo punto. Vanna non sopporta che i vicini sappiano che non può fare le sue solite, lussuose vacanze, e si adatta a disagi incredibili per questo. Sua figlia Sharon parla uno slang giovanile per sentirsi accettata dai ragazzi della sua età. E poi c’è Luisa, che vorrebbe tener segreta la sua storia d’amore con Sergio per non far chiacchierare i suoi pettegolissimi vicini. Il succo? Non badate alle ciarle altrui, vivrete meglio.
Lei ha numerosi interessi tra cui, come ogni buon scrittore, i libri. C’è un autore in particolar modo a cui si ispira quando scrive i suoi romanzi?
Un autore? Tantissimi, da cui ho cercato di imparare il più possibile. Agatha Christie, ad esempio: fantastica costruttrice di trame complesse e geniale osservatrice di caratteri. Pelham G. Wodehouse, quintessenza dell’umorismo british: uno stile leggerissimo, tutto giochi di parole e formidabili contrasti che creano irresistibili effetti comici. Da lui si può imparare davvero tanto, in fatto di umorismo scritto… che non è davvero facile da ottenere, provare per credere. Ma, a dire il vero, io tendo ad analizzare ogni autore che leggo, qualunque autore, per carpire i segreti della sua bravura; e se bravo l’autore non è, imparo lo stesso. Cioè, cosa NON scrivere.
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