
Un cronista in pensione indaga sulla tragica fine di una giovane giornalista: tra ricordi, silenzi e verità dimenticate. Dal 30 maggio in libreria per Vallecchi.
Un mistero archiviato troppo in fretta. Una verità che attende giustizia.
Con Il ciondolo di Alice (Vallecchi, Firenze), Filippo Nanni firma un romanzo che è allo stesso tempo un giallo dell’anima e una dichiarazione d’amore al giornalismo autentico. In libreria dal 30 maggio, il libro racconta l’indagine personale e ostinata di un ex cronista che decide di non voltarsi dall’altra parte.
Un’indagine tra parole taciute e ricordi che graffiano
Alice, giovane giornalista, viene trovata senza vita nella sua abitazione. La sua morte, avvolta nel silenzio e nei non detti, viene rapidamente archiviata. Ma chi era davvero Alice? Cosa si nascondeva dietro il suo sguardo fragile e il suo lavoro quotidiano?
Il protagonista – un giornalista in pensione, testimone di un’epoca in cui scrivere significava scavare – non si rassegna. A guidarlo è un piccolo oggetto dimenticato: un ciondolo. Un dettaglio apparentemente insignificante che potrebbe contenere più risposte di un’intera redazione.
Filippo Nanni: una voce autorevole del giornalismo italiano
Classe 1958, Filippo Nanni è stato vicedirettore di RaiNews24 e del Giornale Radio Rai. Ha raccontato eventi cruciali dall’Italia e dal mondo, distinguendosi per uno stile sobrio, chiaro e rigoroso. Con Il ciondolo di Alice, torna alla narrativa dopo il successo di Alle mie spalle – Le notizie in tv (Vallecchi, 2022).
Una storia di giornalismo, verità e umanità
Attraverso una scrittura nitida e sensibile, Nanni ci accompagna in una riflessione profonda: cosa resta di una vita quando la notizia svanisce? Il romanzo si muove tra passato e presente, tra professione e sentimenti, toccando temi come la solitudine, il rimorso, e il dovere della verità.
Una periferia romana dimenticata, una morte da comprendere
In un agosto torrido, Teresa – collega di Alice – si ritrova davanti a un citofono con le sole iniziali “A.M.”. Nessuna risposta. La scena, semplice e inquietante, apre uno scenario fatto di desolazione urbana, vite invisibili e domande che bruciano.
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