
Fantasy
Theocracy di Gianni Baglioni è una saga fantasy, una storia avvincente e coinvolgente ambientata in un mondo in cui vigono regole appartenenti alla fede nell’unico e vero Dio della Luce.
Gianni Baglioni alias J.B.Castle, ha creato un universo pericoloso e ricco di insidie, in cui spetta alla Polizia Segreta il compito di sorvegliare e preservare la popolazione della Teocrazia dai pericoli, facendo rispettare l’ordine precostituito dalla Curia.
Il romanzo, la cui stesura è durata diversi anni, accompagna il lettore in un’avventura mozzafiato e ricca di colpi di scena, in una realtà fatta di spie, intrighi, battaglie e viaggi ai confini delle terre civilizzate.
Come di consueto, ringraziamo l’autore per questa bella intervista, che ci ha permesso di approfondire alcuni aspetti del suo romanzo e che ci ha dato la possibilità di conoscere molte delle sue passioni.

Theocracy di Gianni Baglioni
Salve Gianni, domanda di rito per tutti i nuovi scrittori che approdano sul nostro sito. Com’è nata la passione per la scrittura?
Salve a tutti, grazie per la domanda- Fin da bambino ho sempre avuto tanta fantasia ma non trovavo come incanalarla. In età giovanile a fine anni ‘80 mi sono appassionato ai giochi di ruolo, in particolare per un gioco molto in voga in quegli anni che si chiama AD&D. In un primo periodo ho utilizzato storie proposte dal merchandising che però presto hanno iniziato a sembrarmi un po’ tutte simili e prive di varietà così è nato in me il desiderio di esprimere il mio estro creativo al fine di sviluppare nuove trame da proporre agli amici che giocavano con me e ho cominciato a cimentarmi nella scrittura di avventure “originali” che molti anni dopo sono, in parte, divenuti libri.
Partiamo subito dal libro, che è il suo esordio letterario e a cui ha dedicato diversi anni per la stesura. Ci può raccontare qual è stata la parte che l’ha impegnata maggiormente?
Ho iniziato a scrivere nei ritagli di tempo, fra gli impegni di lavoro e della famiglia e per questo la prima stesura del testo è durata alcuni anni. La parte più complessa è stata riprendere in mano la scrittura spesso dopo lunghe pause e riuscire a mantenere la coerenza nell’intreccio degli eventi. In particolare, dal momento che i protagonisti spesso agiscono simultaneamente su più fronti è stato impegnativo curare con attenzione i dettagli dello svolgersi della trama in modo da evitare contraddizioni e coordinare alla perfezione le loro azioni: è stato come far suonare all’unisono un’orchestra per ottenere una sinfonia corale.

Il suo romanzo è ricco di intrighi, vicende oscure, battaglie e viaggi fantastici. C’è stato uno scrittore del passato a cui si è ispirato o che ha sempre guardato con attenzione per trarre spunto?
La narrativa avventurosa è sempre stato il mio genere preferito, gli autori che più mi hanno ispirato sono stati J. Verne, Sir A.C. Doyle, H.P. Lovecraft, R.E. Howard, J.R.R. Tolkien ma anche autori contemporanei fra cui Clive Cussler. Questi famosi scrittori più che per le idee mi hanno affascinato per il modo descrittivo che misto ad una sapiente narrazione mi ha fatto immergere completamente nelle loro avventure.
Diamo un’indicazione ai nostri lettori per orientarli nella scelta del libro. A quale genere possiamo associare Theocracy?
Questo è il primo volume di quella che sarà una Saga squisitamente Fantasy, ma si differenzia dalle tradizionali ambientazioni di derivazione “Tolkieniana”. I lettori saranno immersi in un mondo tardo rinascimentale con incursioni di natura “tecnologica” in cui la Fede in un unico Dio della Luce è imposta con fermezza dal Clero della Teocrazia per il tramite degli Agenti della Polizia Segreta che si dovranno scontrare con numerose sfide dovute alla complessità del mondo che si rivela molto diverso da come dipinto dalla visione utopica del Clero.
Lei utilizza il nome d’arte J.B. Castle. Come mai questa scelta? Lo pseudonimo è legato a qualcosa in particolare?
Fra le mie passioni, oltre alla scrittura, c’è la musica e sono sia un batterista che un produttore musicale da oltre trentanni. Le produzioni musicali in cui collaboro o che realizzo in proprio sono quasi esclusivamente in inglese per cui ho trovato più contestualizzato utilizzare uno pseudonimo più “internazionale”, pseudonimo che poi ho mantenuto anche nella scrittura.
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