I volontari della Croce Rossa in prima linea per l’emergenza sanitaria Covid-2019 nel nome del suo inventore.
E cosi questo nuovo mese, questo nuovo Maggio, ha visto l’inizio della famosa fase due di cui tanto si parlava e scriveva.
Tra chi è speranzoso e chi invece manifesta perplessità , ricordiamo che in questa situazione di emergenza sanitaria i volontari della Croce Rossa Italiana di tutte le sue componenti sia militari che civili sono ancora una volta in prima linea nell’assistenza alle persone in difficoltà, sulle ambulanze o a fianco dei medici in ospedale.
Ma la storia raccontata in queste righe riguarda un grande medico Campano vissuto nell’ottocento.
Il suo nome era Ferdinando Palasciano
Probabilmente se durante la sua vita fosse esistito il premio Nobel per la Pace, questo sicuramente gli sarebbe spettato di diritto.
Questo nome seppur non famosissimo è il nome a cui dobbiamo oggi, e soprattutto in questi tempi tanta solidarietà ed umanità.
Nato a Capua nel 1815, dedicò tutta la sua vita alla ricerca scientifica per alleviare le sofferenze dell’umanità, altruista e infinitamente disponibile verso il prossimo, tanto da essere ricordato, purtroppo non da tutti, come il precursore e l’ideatore della Croce Rossa Internazionale.
Compì i suoi primi studi presso il seminario di Capua, in seguito si laureò in Belle Lettere; in Veterinaria ed in fine, all’eta di 26 anni, terminò il suo percorso di studi in Medicina e Chirurgia, accrescendo le sue competenze in ambito ortopedico.
Autore di numerose pubblicazioni e protagonista di diversi congressi, il medico napoletano si fece subito notare per le sue spiccate doti e competenze.
Successivamente entrò nell’Esercito Borbonico come chirurgo con il grado di “Alfiere Chirurgo” ovvero sottotenente medico.
Ma la grande straordinarietà di questo personaggio fu accentuata nella repressione della rivolta di Messina nel 1848 .
E’ in questa vera e propria battaglia che il medico diede l’esempio più nobile del suo sprito, distinguendosi per aver curato tutti quelli che ne avevano bisogno senza differenze tra realisti e insorti; contravvenendo agli ordini del comandante dell’incursione, il Generale Filangieri.
Per questo motivo fu deferito alla Corte Marziale rischiando la fucilazione, all’epoca, infatti ,nessuna nazione avrebbe permesso un azione come quella intrapresa dal medico.
Tuttavia la sua nobiltà d’animo, però, fece breccia nel cuore del re Ferdinando II di Borbone. Il re infatti, gli evitò la fucilazione, limitando la pena agli arresti domiciliari a Capua.
Non smise mai la sua attività professionale, negli Ospedali Napoletani cimentandosi anche in altre branche della medicina sempre con successo, dalla neurochirurgia, alla plastica, alla ginecologia all’ortopedia e per finire alla otorinolaringoiatria.
Pose le basi per quella che poi sarebbe diventata la Croce Rossa internazionale ed italiana, in particolare per la componente dei corpi ausiliari della forze armate ; pubblicò articoli e saggi per l’ “Accademia Pontiniana”, intervenendo in conferenze internazionali, ribadendo sempre fermamente la necessità di quelli che egli considerava i principi fondamentali dell’umanità:
la necessità, durante i conflitti militari, di aumentare il personale sanitario sul campo e di intervenire indifferentemente dall’esercito di appartenenza per sconfiggere pratiche di inutile crudeltà come il finire con “colpi di grazia” i feriti o i morenti della parte avversa o le amputazioni atroci ed inutili.
A Napoli, il 28 gennaio 1861 Palasciano pronuncia un discorso rimasto celebre nel quale asseriva
“bisognerebbe che le potenze belligeranti, nella dichiarazione di guerra riconoscessero reciprocamente il principio della neutralità dei combattenti feriti o gravemente infermi, e che adottassero rispettivamente quello dell’aumento illimitato del personale sanitario durante tutto il tempo della guerra”.
La Convenzione di Ginevra, definitivamente approvata il 22 agosto 1864 cioe’ tre anni dopo, fece pienamente suoi questi memorabili principi umanitari.
Le organizzazioni svizzere infatti nelle riunioni preparatorie considerarono fondamentali le tesi del medico, che dopo il 1863 portarono alla nascita della Croce Rossa Internazionale.
Purtroppo questi meriti però non gli vennero mai riconosciuti al punto che anche il nuovo stato italiano non lo inviò quale rappresentante ufficiale a tali incontri.
Venne sempre snobbato perché era un uomo dedito alla ricerca del bene per il prossimo senza badare agli interessi economici.
Si “rifugiò” nella sua casa sulla collina di Capodimonte, tutt’ora esistente e ben visibile come una torretta merlata detta “Torre Palumbo” somigliante alla torre della Signoria di Firenze. Non abbandonò mai i suoi studi scientifici fino ai suoi ultimi anni di vita. Si spense nel 1891.
Un grande esempio di umanità la sua opera può essere riassunta in una sua famosa frase
Non è più un nemico il ferito di guerra