Diritto dell’emergenza o emergenza di diritti?

Diritto dell’emergenza o emergenza di diritti
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Diritto dell’emergenza o emergenza di diritti nel periodo del Coronavirus.

Le distanze sociali per evitare i contagi da Coronavirus: emergenza in atto con tutte le dovute considerazioni e principi di libertà.

Ѐ indubbio che le attuali circostanze ci pongano innanzi ad una situazione che costringe a grandi sacrifici non solo i cittadini, cui sono imposte severe limitazioni, ma anche le Istituzioni chiamate ad adottare provvedimenti restrittivi, spesso impopolari, nella speranza di riuscire a curare al meglio il bene pubblico.

Mai come ora è però opportuno chiedersi se siano stati rispettati tutti quei criteri posti a presidio di libertà fondamentali, faticosamente conquistate e custodite dalla nostra Carta costituzionale, che fanno della nostra Nazione, almeno nelle intenzioni, un Paese democratico.

Qualcuno, come accaduto, potrebbe obiettare, a questo proposito, che non è il momento per lasciarsi andare a sofismi da intellettuali: “primum vivere deinde philosophari” è stato affermato dal Presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, a sottolineare l’inappropriatezza di qualche commento levatosi a fronte dello sfacciato pragmatismo senza fronzoli che, invece, sarebbe imposto dalle circostanze.


Tuttavia, al netto di qualche simpatica immagine evocativa di carabinieri dotati di lanciafiamme alla ghost busters per sgominare pericolosi festeggiamenti di laurea, bisognerebbe anche più seriamente ricordare che sono proprio i momenti di crisi a costituire il vero banco di prova di una democrazia parlamentare, in cui è possibile comprendere l’esatta misura del suo stato di maturità.

È in queste circostanze, infatti, che è possibile valutare, alla prova dei fatti, quanto essa sia preparata e fortemente radicata per resistere alla corrente degli eventi che – come la storia ha più volte provato ad insegnare ad alunni spesso e volentieri distratti – trascinano con forza in direzione di un’anomala concentrazione dei poteri nelle mani degli Organi Esecutivi.


Il Diritto costituzionalmente tutelato

Anche sotto il profilo del rispetto del principio di legalità e dei diritti costituzionalmente tutelati, nonostante i recenti insegnamenti del passato, bisogna purtroppo registrare come l’emergenza sanitaria ci consegni un ritratto ingeneroso della realtà.

Eppure non è passato molto tempo, era esattamente il 9 aprile 2013, da quando la Corte Costituzionale, con la Sentenza n. 85 sul c.d. caso ILVA, ebbe a pronunziarsi in tema di diritto alla vita, nelle sue più disparate declinazioni, e gli altri diritti costituzionalmente tutelati chiarendo che:

<<La tutela deve essere sempre sistemica e non frazionata in una serie di norme non coordinate ed in potenziale conflitto tra loro (sentenza n. 264 del 2012). Se così non fosse si verificherebbe l’illimitata espansione di uno dei diritti, che diverrebbe “tiranno” nei confronti delle altre situazioni giuridiche costituzionalmente riconosciute e protette, che costituiscono nel loro insieme, espressione della dignità della persona>>.


La gestione dell’emergenza ha dato, invece, la stura ad uno stillicidio continuo di interventi del potere Esecutivo, attraverso un lungo corteo di – ormai noti – Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, Decreti Ministeriali, Ordinanze di protezione civile, a questi si affiancano, previ e successivi, compatibili ma anche non, e comunque ulteriori, numerosissimi provvedimenti quali le ordinanze extra ordinem delle Autorità locali: Presidenti di Regione e Sindaci.

Anche questi ultimi, dalla posizione e con la protervia di “governatori”, – così si usa definirli, con la parola che tradisce il pensiero e svela di aver dimenticato l’eleganza democratica del “praesidere”: sedere innanzi per presidiare e proteggere – si sono dati un gran da fare.

C’è tuttavia quantomeno da sospettare, se consentito, che questa proliferazione provvedimentale piuttosto che motivata da reali esigenze di tutela della salute pubblica, che chiaramente mal si conciliano con un groviglio d’imposizioni confuse e diversificate per territorio, sia invece diretta a rivendicare sempre maggiori margini di autonomia a vantaggio, spesso, di un elogio dell’“io” propagandistico ed autoreferenziale.

Fonti giornalistiche contano, ai primi di aprile, circa 150 provvedimenti tra centrali e locali, in un susseguirsi di prescrizioni sempre più restrittive blindate da sanzioni amministrative pecuniarie particolarmente severe con le quali ci si è affrettati a comprimere libertà e diritti fondamentali in una sorta di medioevo del diritto, con la vera speranza, velatamente dichiarata, di riuscire a prevenire non tanto il contagio quanto le inefficienze e le conseguenti responsabilità derivanti da anni di mala gestio del sistema sanitario nazionale.

Un evidente abuso dello strumento provvedimentale extra ordinem, peraltro appiattito su un pensiero tecnico – scientifico tutt’altro che neutrale: massificato e pronto a soffocare le voci contrarie, anche autorevoli, che hanno provato a fornire una lettura diversa della situazione, accompagnato e condito da una continua propaganda del terrore di numeri e dati confusi e parziali.

Antidoti, questi, che spesso hanno prodotto risultati più nocivi della patologia che intendevano curare.

È soprattutto in ordine a questi provvedimenti che si impongono riflessioni, mai come ora opportune, sul tema del rispetto della legalità, anzitutto costituzionale.


Del resto parte della maggioranza politica a sostegno dell’attuale compagine governativa aveva già avuto l’ambizione di riuscire a modificare la realtà per Decreto, pubblicizzando l’abolizione della povertà a dispetto della dignità di chi, invece, questa triste condizione la vive realmente.

Dignità della persona che è stata nuovamente svilita di ogni contenuto e ridotta a mero esercizio di sopravvivenza disattendendo ogni prescrizione costituzionale mentre a Tel Aviv, nel tanto vituperato Stato di Israele, va in scena una protesta nei confronti del Governo con la popolazione in piazza con dispositivi di protezione e misure di distanziamento sociale.

Attendiamo tutti, allora, con trepidazione, il Decreto che aprirà le gabbie e debellerà il virus, dopo aver definitivamente condizionato in modo irreversibile, questo certamente, l’atteggiamento psicologico della popolazione.

La litania già dominante del “niente sarà come prima” ne è un triste presagio.

Sarebbe, invece, il momento di tornare ad affrontare con una rinnovata coscienza politica, scevra da atti fideistici nei confronti del potere più propri di sudditi che non di una democrazia parlamentare, le numerose “fasi” che seguiranno.


Author: Giuseppe Ravo

Giuseppe Ravo, nato a Napoli nel 1991, coltiva da sempre la passione per la politica e il diritto. Consegue la laurea in giurisprudenza e, successivamente, un master interuniversitario. Divenuto avvocato, perfeziona le proprie conoscenze in materia di pubblica amministrazione ed esercita la professione prevalentemente in materia di diritto amministrativo. Partecipa a convegni sui temi del diritto pubblico ed è autore di contributi scientifici. Attualmente è un funzionario pubblico.