
Mentre nel mondo si alternano vicende come l’occupazione del congresso degli Stati Uniti, il campionato di calcio e il proseguo dell’emergenza sanitaria, ieri sera ascoltavo un album che non può che far riflettere sul senso di questo presente: Non al denaro non all’amore nè al cielo di Fabrizio De Andrè.
IL DISCO
Un opera pubblicata nel 1971 prodotta da Sergio Danè e Roberto Bardotti per l’etichetta Produttori associati. Ispirato alle poesie tratte da The Spoon River Anthology di Edgar Lee Masters, pubblicato nel 1915 e tradotto in italiano nel 1943 da Fernanda Pivano.

Un concept album che tiene testa al suo precedente capolavoro “La Buona Novella”, l’opera contiene alcune delle canzoni più belle e famose mai scritte da “Faber”.
Ogni poesia racconta la storia, come un epitaffio, di uno degli abitanti della piccola città immaginaria di Spoon River.
De Andrè e il libro
De André appena diciottenne rimase affascinato dal libro e quando lo rilesse anni dopo fu nuovamente colpito dalla rilevanza delle storie e delle vite in esso contenute.
Voleva mostrare, con le nove poesie scelte, alcuni aspetti della vita legati all’invidia, all’amore, alla religione ed alla scienza.

Chitarre classiche ed acustiche sono le sirene narranti, con molte influenze che vanno dal country-rock acustico di “Un matto” e “Un Giudice” al sapore medievale francese di “Un Blasfemo” fino al “Chimico” che ha la sua forza nei testi altamente poetici.
Il brano di apertura “Dormono sulla collina” è un riassunto di quello che ci si può aspettare dall’album.
Menziona brevemente alcuni personaggi non così importanti per avere un’intera canzone che parli di loro a parte “Jones il musicista”.
La musica è basata su accordi minori con un arrangiamento orchestrale che la fa sembrare la colonna sonora di un film fino a quando non si trasforma in acustica.
Le Canzoni
“Un Matto” è una canzone che ricalca uno stile folk, basata su chitarra acustica e violino. Tema : la sensibilità di chi non è uniformato al proprio contesto.
Probabilmente l’ascolto più facile musicalmente parlando dell’intero album, ma con un tema profondo e importante.
“Un Giudice” è la canzone più famosa dell’album, molto dura nel testo e nella morale.
Il nano è il giudice che in vita era abituato a mandare a morte le persone come vendetta contro le persone che lo consideravano un mezzo uomo.
Basato su basso acustico e chitarra.
“Un Blasfemo” risale ai temi di “La Buona Novella”. Tema : la religione e l’ intolleranza.
La canzone inizia con flauto e basso acustico, poi voce e chitarra classica, infine piatti. Il sapore è medievale con alcune sfumature alla Brassens.
“Un Malato di cuore” è una canzone triste e lenta su un ragazzo malato che muore mentre bacia il suo primo amore. Tastiera, basso e chitarra classica per un misto di folk e country.

Un medico “ha un inizio grottesco con violini su una melodia che ricorda l’Opera italiana Rossiniana del XIX secolo.
Accordi con repentini cambi di scala e di intonazione fanno da sfondo alla storia di un ragazzo che credendo nella scienza diviene un medico per salvare le vite umane e si rende conto che la malattia peggiore di tutte è l’attaccamento al denaro.
“Un Chimico” è “Dylanesque”, basato sulla chitarra acustica in finger-picking contrappone l’amore per la scienza all’amore umano, due concetti che nella mente dell’io narrante sono inconciliabili in quanto il secondo non corrisponde a nessuna logica razionale.
“Un Ottico” inizia in stile cantautorale, poi entra in una sorta di psichedelia poiché il soggetto della canzone è una metafora di droghe e allucinazioni acide.
Le lenti vendute dagli ottici sono chiaramente indicate come acido.
I testi della parte psichedelica sono solo descrizioni di allucinazioni con molti doppi sensi.
Infine “Il Suonatore Jones” riassumibile in una singola frase: “è finita senza alcun rimpianto.
Un album- capolavoro che chiunque cerchi buona musica ricca di emozioni e contenuti deve avere nella sua collezione.