Shoah – Binario 21 e i vagoni della vergogna

Milano Binario 21,"Shoah", la ferrovia degli orrori e i vagoni della vergogna e il muro dell'indifferenza.
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Durata della lettura: 3 Minuti

Il binario 21 e situato sotto la stazione centrale di Milano, che fu inaugurata nel 1931, ma il progetto era datato nel 1912.

Un progetto vincente ma che tra interruzioni dovute anche al primo conflitto mondiale si trasportò, per l’appunto al 1931 in pieno regima fascista.

Per esaltare l’efficienza, si volle dividere la parte generica dei passeggeri, da quella commerciale, da questo binario posto nel lato inferiore quindi a piano strada, infatti venivano smistati il carico e lo scarico dei treni postali. rendendo questa parte della stazione autonoma dall’altra.  

Ma dell’utilizzo, che negli anni a seguire, fu fatto di questo binario resta una delle pagine più brutte mai scritte della storia ferrovia, e non solo italiana, infatti tutta l’Europa si vide passare sotto gli occhi milioni di persone deportate come bestie, attraverso il percorso ferroviario costruito per comunicare in lungo e in largo.

Post in breve

1943-1945 Milano

Tra il 1943 e il 1945 durante l’Olocausto da questa stazione, da questo binario 21 vagoni con migliaia di uomini, donne, bambini, anziani, vennero deportati, costretti e costipati come animali, si perché tali erano le condizioni con le quali venivano letteralmente spinti nei convogli.

Ebrei per primi, ma non solo, purtroppo, chiunque si opponeva politicamente o scrivesse o semplicemente non accettava quel tipo di regime, persino chi scioperava dalle fabbriche venivano dirottati verso i campi di concentramento e di sterminio di Auschwitz -Birkenau e Bergen Belsen o nei campi italiani di raccolta di Fossoli e Bolzano.

Se si pensa che all’epoca ci volevano circa 7 giorni per compiere un percorso di 1800 km, verso i campi tedeschi, forse e sottolineo forse, si po’ immaginare in che condizioni potevano stare tutta quella gente ammassata nei convogli, senza aria ne servizi.

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Monumentale della Shoah a Milano

Tra i pochi che riuscirono a sopravvivere a quel viaggio, c’era anche una bambina, il suo nome è Liliana Segre oggi, senatrice a vita e memoria vivente di quel passato buio e pieno di orrore del nostro Paese, e proprio grazie a lei che nel 2013, quel binario ò diventato il Memoriale della Shoah.

E tra tutti i luoghi che in Europa sono stati teatro delle deportazioni, il memoriale è il solo ad essere rimasto integro, infatti i due architetti Molpurgo e De Curtis (studio associato) al fine di conservare l’identità del sito di deportazione, hanno disegnato un percorso tematico più che tecnico architettonico.

I due architetti hanno volutamente non modificato l’area, invece hanno sottolineato le tappe più significative del quel terribile periodo storico, portando i visitatori alla riflessione lungo il percorso, lo stesso che hanno dovuto forzatamente percorrere i deportati.

Posto su due livelli, uno a piano terra e l’altro interrato, il progetto del Memoriale si estende su una superficie di circa 7.000 metri quadri.

Composto da sette diversi ambienti dove vengono proiettati le interviste audio-video dei superstiti e dove la Senatrice si racconta nella sala delle testimonianze.

Infatti una delle installazioni che ha fortemente voluto la Senatrice Liliana Segre, è quella che si trova all’ingresso, un muro sul quale vi è stato apposta la scritta Indifferenza.

Infatti secondo la Senatrice l‘indifferenza è ciò che ha permesso alla Shoah di compiersi.

Chiudo cosi con questa frase nella speranza che veniate a visitare il memoriale, per non dimenticare che il vero nemico da combattere è proprio l’indifferenza.

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Author: Concetta Verde

Nasce nel 1970 a Gricignano di Aversa, un paese del casertano. Da sempre ha amato l‘arte in ogni sua forma e predilige la pittura, la poesia e la fotografia. Viaggia spesso alla scoperta di nuovi luoghi, usi, costumi, linguaggi e persone di diversa cultura che immortala nella mente e nei suoi scatti fotografici. Ha partecipato a diverse mostre di pittura e concorsi di poesia (finalista al concorso Il Federiciano) con l’Aletti editore e con la casa editrice Pagine e Poesie. Affezionata da sempre alla sua fotocamera, raccoglie tanti scatti che gli consentono di partecipare a diversi concorsi fotografici, ultimo all’Urban Photo Awards che ha selezionato una sua foto per una mostra itinerante.