“The Doors” : viaggio nella Psichedelia

"The Doors" : viaggio nella Psichedelia
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Durata della lettura: 4 Minuti

Spesso nella storia del Rock capita di imbatterci in dischi che portano lo stesso nome della band che li ha registrati, uno di questi è “The Doors”.

La Elektra Records pubblicò l’album nel gennaio 1967.

In un anno segnato da pubblicazioni e registrazioni rock immortali, quest’album si distinse per i toni blues e oscuri che lo posero in netto contrasto con le altre opere del periodo.

I Doors hanno pubblicato altri ottimi dischi, in particolare Morrison Hotel (1970) e LA Woman  (1971),  ma il loro album debutto “The Doors” rimane il loro momento artistico di punta.

Famosa l’interpretazione del brano di Bertolt Brecht / Kurt Weil “Alabama Song (Whiskey Bar)” adattata perfettamente alle correnti sotterranee decadenti dell’album.

Copertina del disco

Il disco dei The Doors

Si parte con i piatti di John Densmore sulla bossa-nova che aprono “Break on Through (to the Other Side)” che sfrigolano e sostengono per tutto il tempo, mentre le tastiere di Ray Manzarek distribuiscono note blues insieme alla chitarre di Robby Krieger sul famoso riff.

La voce di Jim Morrison arriva nello stereo in un modo mai ascoltato prima.  Un po’ come la differenza tra stare in piedi sulla porta dello studio di registrazione ed essere seduto in mezzo ai musicisti.   

“Soul Kitchen” è un’ode a uno dei ristoranti preferiti di Morrison, e qui i testi vengono alla ribalta. I testi dei Doors sono spesso pieni di parole e frasi sorprendenti che non ti aspetti di sentire nella musica popolare, e la loro visione espressionistica del mondo ha portato ad alcune immagini memorabili.

I Doors

The Crystal Ship” è probabilmente la canzone più anni Sessanta dell’album, in termini di sensazione di viaggio cosmico e vago simbolismo. L’atmosfera sognante del brano gonfia come onde vitree, trasportando una “mitica nave” carica di “mille emozioni”. La fantasia adolescenziale di Morrison evoca le visioni dei poeti simbolisti francesi Arthur Rimbaud e Charles Baudelaire.

Non ci sono altre parole per descrivere “Twentieth Century Fox” se non hot.

I Doors affidano i compiti di composizione a Bertolt Brecht e Kurt Weill per “Alabama Song (Whisky Bar)”. La mia ricerca mi ha portato a scoprire che lo strumento insolito in questa canzone è qualcosa chiamato Marxophone, una cetra senza tasti che sembra un arpa aliena. 

 Segue “Light My Fire”, sicuramente una delle canzoni più iconiche nella storia del rock, un cocktail sonoro inebriante che mescola fughe d’organo di Bach di Manzarek, con la chitarra in stile flamenco di Robby Kriger.

Il secondo lato del disco si apre con una delle migliori “urla selvagge” di Jim Morrison in “Back Door Man” di Willie Dixon ; qui suona pericoloso e imprevedibile, come un animale selvatico liberato improvvisamente dalla sua gabbia, mentre la chitarra dal tono fuzz di Kreiger si libra e piomba intorno a ogni parola di Jim come un vortice in tormenta.

I Looked At You” è l’ eterna danza di attrazione, una specie di  yin / yang, ragazza / ragazzo, raccontata da Jim Morrison.

The Doors in concerto

Ma la celebrazione di Morrison arriva con: ” End of the Night “. “Sapendo fin troppo bene che una volta che si fa scattare il grilletto dell’amore non si può tornare indietro, Jim racconta tutto questo, mentre i suoi compagni di band ci trascinano via in un breve viaggio, sostenuti dalle tastiere di Ray e dal tamburo di Densmore.

Take It As It Comes” è il “Vademecum” della band. Se una qualsiasi canzone dell’album rivela una formula del suono dei Doors, questo e il brano in questione.

The End” si apre con i serpeggianti riff di chitarra di Robby, come una strana alba che sorge, finché non ci trasporta in un viaggio catartico, mentre Morrison ci conduce lungo i corridoi oscuri della sua psiche.

The Doors” rimane essenziale, un documento chiave della fine degli anni ’60 che cattura il suo tempo e lo trascende.

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Author: Stefano De Crescenzo

Napoletano classe 86 , musicista, dopo una laurea a pieni voti in economia presso l'Università degli studi di Napoli Federico II svolge il praticantato come dottore commercialista a Napoli proseguendo il suo percorso lavorativo in Emilia Romagna per svolgere la professione di consulente finanziario presso una grande azienda pubblica. Dopo quasi cinque anni (2014-19) ed una gavetta piena di storie ed umanità, dal 2019 ed attualmente lavora a Roma come Fiscalista presso la stessa azienda e consegue un master universitario di secondo livello. Appassionato di storia ,scienza, arte e cultura ma soprattutto di musica, si cimenta da sempre, nello studio professionale della chitarra con esibizioni dal vivo e registrazioni per artisti della scena musicale Napoletana ed Emiliana, partecipando a diversi concorsi e festival nazionali. Ufficiale Volontario del Corpo militare della Croce Rossa italiana, Socio Siedas, scopre da qualche tempo la bellezza della scrittura collaborando per testate e magazine online . Dal Luglio 2021 è Giornalista Pubblicista, iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Campania.