E se il Neoliberismo avesse le ore contate?

E se il Neoliberismo avesse le ore contate
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Se il Neoliberismo avesse le ore contate, pochi negherebbero che sia stata l’ideologia politica della nostra fase storica. 

Sin dagli anni ’80, ha dominato la politica occidentale lasciando un segno indelebile nella società. 

Durante questo periodo i suoi principi fondamentali furono raramente messi in discussione.

Il vero primo spartiacque fu Il crollo finanziario del 2008, che suscitò qualche dubbio sulla fiducia in un’ideologia il cui nome, fino a quel momento, era stato pronunciato raramente.

Con la perdita dei risparmi, la disuguaglianza alle stelle e il calo degli standard di vita, le persone iniziarono a mettere in discussione un sistema che decretò delle serie devastazioni economiche.

Post in breve

Neoliberismo e Pandemia

Sebbene oltre un decennio dopo il neoliberismo sia ancora presente nella nostra società, la pandemia – e tutta la sua conseguente ingiustizia – ha costretto a fare i conti con i suoi difetti. 

Ma cosa significa veramente? 

Quali sono esattamente le alternative ?

Un pò di Storia

La parola neoliberismo è usata talmente spesso e male – che la sua definizione è diventata nebulosa, e i suoi precetti poco chiari, una specie di “megadirettore” galattico fantozziano di cui, come si diceva nel famoso film di Paolo Villaggio, “correva voce non esistesse nemmeno, ma fosse un entità astratta”.

Comprendere il termine, studiandone la storia e le politiche nate dalla sua logica con gli effetti che ha avuto sulla società.

Sebbene sia notoriamente associato alla politica di Margaret Thatcher e Ronald Reagan, la storia del neoliberismo va più indietro nel tempo – il termine probabilmente usato per la prima volta alla fine del XIX secolo. 

Economisti a confronto nel 1947

Trovò una prima rilevanza istituzionale, tuttavia, circa cinquant’anni dopo, quando nel 1947 un gruppo di economisti allarmati si riunì a Mont Pelerin e avvertì minacciosamente che “le condizioni essenziali della dignità umana e della libertà erano in pericolo”. 

Per la Mont Pelerin Society ( società di studiosi su libero mercato)- le radici della crisi erano chiare e ravvisabili nella “sfiducia verso l’iniziativa economica privata e nel mercato competitivo”. Era necessaria quindi,una ferma difesa di un capitalismo di libero mercato contrastando l’intervento statale che doveva ritirarsi dalla vita economica – solo allora la libertà poteva essere preservata. 

Secondo questa logica, la pianificazione del governo – sia nel New Deal americano che nel nascente stato sociale del Regno Unito – era qualcosa da combattere e un pericolo mortale per l’individualismo. Si credeva che qualsiasi tipo di intervento statale avrebbe portato a un regime totalitario.

La dottrina in un libro

L’ideologo a livello economico di questa tesi fu l’economista Friedrich Hayek che formulò le sue idee nel libro “The Road to Serfdom” – considerato un testo fondante della dottrina – pubblicato per la prima volta nel 1944 mentre infuriava ancora la seconda guerra mondiale (periodo in cui le persone  in Europa stavano vivendo in prima persona le dittature a totale controllo dello Stato).

Hayek identificò infatti la pianificazione economica tedesca e sovietica come il luogo di nascita di queste tirannie e quindi “battezzò” il neoliberismo economico come medicina più efficace contro tali abusi; in poche parole una seria riduzione dell’intervento governativo nell’economia.

Negli anni ’50, l’alba di questa nuova dottrina, attirò l’attenzione delle classi dirigenti che la vedevano come un mezzo per eludere i limiti imposti dagli Stati, come il contributo economico al welfare pubblico e l’imposizione fiscale. 

Una rete per diffondere il neoliberismo

Attraverso generosi finanziamenti di queste élite fu rapidamente istituita una rete, progettata per diffondere il concetto neoliberista tra accademici e politici. 

Nonostante questo sostegno finanziario, l’ideologia rimase nell’ombra . 

Il boom economico del dopoguerra in pieno fermento continuava invece a seguire le raccomandazioni economiche di Keynes che venivano prontamente applicate nella maggior parte del mondo occidentale.

I governi stavano aumentando senza problemi le tasse – nel Regno Unito l’imposta sul reddito raggiungeva il 75% – ampliando i servizi pubblici e ampliando la sicurezza sociale. I neoliberisti, al contrario, erano considerati fuori passo, reliquie del passato, e furono costretti ad aspettare il loro momento.

Fu solo con la crisi economica degli anni ’70 che il neoliberismo ebbe la sua possibilità. 

Quando arrivò questo momento , il suo ecosistema, gruppi e organizzazioni erano ben preparati. 

Come commentò il suo influente sostenitore dell’epoca Milton Friedman, “quando l’economia keynesiana inizierà a fallire e le persone si affretteranno per il cambiamento, ci sarà un’alternativa pronta da raccogliere”.

Un alternativa rivelatasi disastrosa.

Le Politiche

Le prescrizioni neoliberiste furono “raccolte” da Thatcher e Reagan che presero il potere rispettivamente nel 1979 e nel 1980. Thatcher era un neoliberista dichiarata.

Se non fosse stato per la riluttanza della sua stessa equipe, avrebbe seguito alla lettera le dottrine di Hayek: smantellare l’intero stato sociale. 

Attraverso un programma di politica neoliberale con un prolungato schiacciamento dei sindacati, privatizzazione diffusa di tutte le aziende pubbliche, telecomunicazioni, acciaio e gas; deregolamentazione finanziaria; introduzione della concorrenza nella fornitura di servizi pubblici; lasciò la Gran Bretagna tuttaltro che in uno stato di benessere.

Reagan aveva intrapreso un viaggio simile, tagliando la spesa pubblica. Catturando lo spirito dell’epoca, dichiarò che “la causa più importante dei nostri problemi economici era lo stesso governo”. 

Non passò molto tempo prima che l’ideologia fosse adottata anche da istituzioni internazionali come l’FMI, la Banca mondiale e l’Organizzazione mondiale del commercio, e imposta su una scala senza precedenti in tutto il mondo. 

La sua diffusione era tale che anche i partiti politici che normalmente contrastavano questa ideologia, come il Partito laburista britannico ed i Democratici in America, alla fine avrebbero ceduto alle sue pratiche, assimilando i suoi principi fondamentali. 

La realtà

La politica degli anni ’80 è stata, senza dubbio, il neoliberismo nella sua forma più stridente. 

 La crescita economica – il Santo Graal per i neoliberisti e un indicatore principale del progresso – fu in realtà più lenta rispetto ai decenni precedenti, e i suoi profitti furono distribuiti nella società in modo sempre più “diseguale”.

Nel frattempo, la distruzione dei sindacati da parte della Thatcher lasciò i lavoratori vulnerabili di fronte alle grandi imprese con la conseguenza che i salari infine furono ridotti.

Ciò significava che anche quando la disoccupazione iniziò a diminuire, la povertà aumentò. 

Si stava smantellando lo Stato . Importanti servizi pubblici furono esternalizzati al soldo del mercato e la logica del profitto prese il sopravvento. 

Il Presente

 Man mano che si è evoluto, radicato , il neoliberismo,  si è trasformato.

Impatta un quadro più ampio della nostra società, dai nostri comportamenti sociali, fino agli aspetti economici e soprattutto nella vita di tutti i giorni. 

Nella sua ascesa, è riuscito a ridefinire cosa significa umanità; gli esseri umani sono stati ridotti a concorrenti.

Freddamente razionale – persino spietato – il neoliberismo ha messo le persone l’una contro l’altra, valorizzando la concezione della logica del “mors tua vita mea”. 

Ci ha anche insegnato, che il processo di premiare il merito e punire l’inefficienza può avvenire solo e unicamente in questo contesto. Esso ha, in sostanza, ha incoraggiato l’atomizzazione, e l’emigrazione forzata. 

Ha allentato i legami sociali, santificando gli interessi dell’individuo sopra ogni altra cosa. 

Nel corso del tempo, queste nozioni sono state assimilate nella mentalità di tutti , tanto che ora i più abbienti ignorano i loro vantaggi “strutturali”: il luogo di nascita, il contesto sociale e l’ istruzione, arrivando ​​a credere che il loro successo sia semplicemente solo il risultato delle loro capacità. 

È vero anche il contrario. I poveri, invece di vedere gli ostacoli spesso insormontabili che devono affrontare, sono arrivati ​​a incolpare se stessi per i loro debiti, la disoccupazione.

Il Futuro

Se il neoliberismo sia un modello accantonabile dipenderà da un nuovo sistema, basato su nuovi valori, che potrebbe prenderne il posto. Ma questo è tutt’altro che certo.  Tuttavia, sulla scia di terremoti come la devastazione del COVID, potremmo aver raggiunto una sorta di spartiacque. 

Mentre esaminiamo la crescente insoddisfazione, disuguaglianza e alienazione, la domanda è:

Emergerà qualcosa di nuovo dalle macerie?

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Author: Stefano De Crescenzo

Napoletano classe 86 , musicista, dopo una laurea a pieni voti in economia presso l'Università degli studi di Napoli Federico II svolge il praticantato come dottore commercialista a Napoli proseguendo il suo percorso lavorativo in Emilia Romagna per svolgere la professione di consulente finanziario presso una grande azienda pubblica. Dopo quasi cinque anni (2014-19) ed una gavetta piena di storie ed umanità, dal 2019 ed attualmente lavora a Roma come Fiscalista presso la stessa azienda e consegue un master universitario di secondo livello. Appassionato di storia ,scienza, arte e cultura ma soprattutto di musica, si cimenta da sempre, nello studio professionale della chitarra con esibizioni dal vivo e registrazioni per artisti della scena musicale Napoletana ed Emiliana, partecipando a diversi concorsi e festival nazionali. Ufficiale Volontario del Corpo militare della Croce Rossa italiana, Socio Siedas, scopre da qualche tempo la bellezza della scrittura collaborando per testate e magazine online . Dal Luglio 2021 è Giornalista Pubblicista, iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Campania.