Quest’anno, festeggia 30 anni Edward mani di forbice, capolavoro di Tim Burton con protagonisti Johnny Depp e Winona Ryder. Scopriamo insieme la meraviglia di questa favola dai toni dark!
C’era una volta…la neve
Vi siete mai chiesti perché cada la neve? Questa è una domanda che una nipotina rivolge alla nonna, mentre fuori grandi fiocchi bianchi cadono dal cielo in una danza nostalgica.
La storia che la nonna si accinge a raccontare ci trasporterà molti anni indietro, in un castello nero e diroccato, solitario su un’alta collina. Lì, vive Edward, ragazzo artificiale, creato dalle mani di un inventore geniale, che, purtroppo, era morto prima di completarlo, lasciando al ragazzo delle affilate cesoie al posto delle mani. La vita solitaria e monotona di Edward si interrompe quando a bussare alla sua porta è Peggy, venditrice porta a porta di prodotti Avon e madre amorevole di una famiglia normale.
Compresa la bontà del giovane, Peggy lo porta a vivere con la sua famiglia, in una cittadina fatta di case tutte uguali, dai colori pastello e abitata da persone dalla mente semplice, pettegole e abitudinarie. L’arrivo di Edward genera scompiglio e curiosità, mentre Edward scopre per la prima volta il calore di una famiglia e l’amore per Kimberly, la figlia di Peggy, fidanzata con il crudele Jim. Riusciranno a vivere felici e contenti?
Edward mani di forbici – una storia di diversità
Anche solo leggendo la trama del film, non potrete fare a meno di notare somiglianze evidenti con alcuni classici, quali La bella e la bestia, Il fantasma dell’Opera, Frankenstein di Mary Shelley. Ispirandosi a ognuno di questi, nel film riecheggia l’amore di Tim Burton per i diversi, i disadattati, personaggi che, esattamente come lui, non hanno mai vissuto in un mondo di tinte pastello, ma sempre in solitudine, spesso incompresi. Emerge così un altro tema caro a Tim Burton: la solitudine del mostro. Che è anche la solitudine dello stesso regista, che così riportò in un’intervista: “Avevo la sensazione che le persone avessero semplicemente quest’impulso a lasciarmi da solo per qualche ragione, non so esattamente perché”.
Edward mani di forbice è una fiaba nera, ma dolce e nostalgica su chi pur avendo un aspetto da mostro, mostro non è (e quanto c’è anche del Gobbo di Notre Dame in questo). Edward è puro, come un bambino, incapace di far del male, ma nessuno sembra capirlo davvero.
La critica al perbenismo
La comunità che lo accoglie lo fa perché incuriosita dalla sua diversità ed eccitata per una novità che possa distoglierli dalla loro borghese monotonia. Ed ecco che emerge la critica al perbenismo: pur avendo vite all’apparenza perfette e immerse in un mondo di luce e colori, gli animi degli abitanti della città sono oscuri e gretti, pieni di invidie e di superficialità.
Edward, invece, pur con i suoi colori scuri, è luminoso e candido come la neve, poiché non conosce malvagità. Persino nel suo amore per Kim si dimostra disinteressato e altruista: non cercherà mai di portarla via a Jim, pur restando sempre al suo fianco, come un angelo protettore.
Burton rappresenta in maniera esagerata e volutamente stereotipata la tipica comunità delle cittadine americane, con i giardini curati, le bandiere a stelle e strisce fuori la porta, riportando sullo schermo lo stile dei film anni ’50 e ’80, soprattutto nella scelta di costumi, pettinature e scenografie.
Un cast di tutto punto e il sodalizio Depp-Burton
Nel cast compaiono Dianne Wiest nei panni di Peggy, credibile e amorevole madre di famiglia, la prima a vedere e comprendere la vera natura di Edward. Winona Ryder, giovanissima e biondissima, è Kim, superficiale ragazza che riesce a maturare e a cogliere l’animo di Edward, finendo per innamorarsi di lui. Non solo sullo schermo, dato che il film fu galeotto per la storia d’amore con Johnny Depp, durata tre anni. Alan Arkin è l’impassibile padre di Kim, pragmatico e ironico. Lo potete ritrovare nel recente Il metodo Kominsky, prodotto da Netflix, al fianco di Michael Douglas.
Fa la sua comparsa Vincent Price nelle vesti dell’inventore, grande attore e volto del cinema horror degli anni ’50 e ’50 insieme a Christopher Lee. Tim Burton aveva una grande stima per lui, tanto da dedicargli, nel 1982, un cortometraggio intitolato Vincent. Durante le riprese, Price era già gravemente malato e così Burton ridusse il numero di battute e scene proprio per non affaticare la sua salute fisica.
Il film segna l’inizio di un sodalizio lungo altri 7 film: quello tra Johnny Depp e Tim Burton. L’attore in questo film è ricoperto da uno spesso strato di trucco, pronuncia a malapena 170 battute, eppure trasmette tutta la tristezza e la solitudine del suo Edward. Tim Burton era rimasto colpito dalla sua capacità di entrare nel personaggio, tanto che lo volle come protagonista di numerosi altri film, tra cui Sleepy Hollow, Sweeney Todd – il malefico barbiere di Fleet Street, Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato.
Un’amicizia cinematografica e nella vita reale che continua ancora oggi, tanto che si vocifera che Tim Burton vorrebbe offrirgli il ruolo di Gomez Addams nel suo adattamento della Famiglia Addams.
Perché vedere Edward mani di forbice?
Un fiaba gotica, ben costruita, dolce e malinconica che ci ricorda di guardare con gli occhi del cuore e che la diversità è un dono da custodire e coltivare, non da rifiutare. Ma poi, diverso da chi?