Made in Japan dei Deep Purple, il disco live per eccellenza

Made in Japan dei Deep Purple, il disco live per eccellenza
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Durata della lettura: 4 Minuti

Made in Japan è il secondo album dal vivo del gruppo musicale britannico Deep Purple, pubblicato nel 1972.

E’ stato registrato nell’agosto dello stesso anno, l’album è considerato uno dei più importanti della storia del rock.

Post in breve

La Produzione

Non c’è niente di più romantico e nostalgico, ma soprattutto divertente, che riascoltare i dischi celebri “messi sul piatto” o nei vecchi lettori CD in adolescenza.

Nella collezione di vinili di ogni hard rocker che si rispetti, non può mancare assolutamente un disco (registrato dal vivo) come “Made In Japan” dei Deep Purple.

Per la registrazione del concerto, il produttore di quel disco, Martin Birch, che molti di voi riconosceranno come il produttore di molti dischi degli Iron Maiden, utilizzò il Rolling Stones Recording Mobile (studio mobile).

Un live di tre spettacoli completamente esauriti a Osaka e Tokyo, in Giappone , registrato e pubblicato nel 1972.

 Nonostante le limitate capacità tecniche di registrazione dell’epoca, il disco ancora oggi è uno standard per le registrazioni live di qualità. Potremmo entrare più nel dettaglio su questo, ma è tutta un’altra storia.

Deep Purple – Made in Japan, la copertina del disco

Il disco

La prima traccia del disco è “Highway Star”, una Perfetta armonia tra organo di hammond (Jon Lord), chitarra (Ritchie Blackmore), basso (Roger Glover) e batteria (Ian Paice) in simbiosi con le strofe e ritornelli del vocalist Ian Gillan; magistrali assoli di hammond e chitarra. Questa canzone ritrae i Deep Purple come una superband ben coordinata con musicisti di un livello elevatissimo.

 “Child In Time”, è uno dei brani più famosi della band .

Un testo criptico, ma anche poetico,  a cui si aggiunge una musica meravigliosamente intensa che è la vera protagonista.

 La canzone presenta forti connotati antimilitaristi, ed è infatti dedicata alla guerra nel Vietnam. Il tema centrale è la disumanità che spesso la guerra provoca.

La narrazione, infatti, è incentrata su questo “bambino nel tempo” che dopo aver udito degli spari , viene invitato dal narratore, la voce di Gillan,  a “chiudere gli occhi”.

Smoke On The Water’ non ha bisogno di presentazioni. E’ ovviamente il brano più famoso dell’intera discografia dei Deep Purple.

Il riff di chitarra più conosciuto del Rock, viene eseguito dal virtuoso Blackmore con una piccola interpretazione diversa dall’originale, che ha sempre fatto passare questa versione live nei libri di settore, come una versione master.

Deep Purple in un’immagine dell’epoca

“The Mule” è tratto dall’album “Fireball” del 1971 ed è stato effettivamente registrato per mostrare le mostruose qualità tecniche di Ian Paice, il batterista. L’assolo di batteria intessuto in questa canzone è di una classe senza precedenti. Diversi batteristi del genere sono ancora stupiti dalle qualità che vengono evidenziate in questa canzone.

“Strange Kind Of Woman” è un altro classico e probabilmente il singolo più venduto dei Deep Purple rispetto ai tempi di distribuzione commerciale. Nel finale, Gillan (voce) duella con il chitarrista Blackmore.

 ‘Lazy’ è un blues solido che inizia e termina con un incredibile connubio di hammond e chitarra. Molti fan dei Deep Purple saranno d’accordo sul fatto che questa sia la migliore canzone dell’album, proprio per l’interazione e gli assoli personali e raffinatissimi di Lord e Blackmore.

 Infine troviamo il bizzarro ‘Space Trucking’ con una durata di circa venti minuti.

Tirando le somme

Insomma, per chi conosce la cronaca non devo spiegare niente.

 Per chi non conoscesse il disco, vorrei proporre di ascoltare questo disco e ricordare che nel 1972 le tecniche non erano così avanzate come lo sono adesso. Quando ti rendi conto che per una buona registrazione, una chitarra doveva suonare una “corda alla volta” e che ogni tasto di un organo doveva “essere suonato separatamente”, allora puoi renderti conto di quanto questo album sia incredibile.

Nessuna tecnica digitale.

 Capolavori, suonati in modo impeccabile, grandi improvvisazioni da veri musicisti e una produzione al top che continua a  far tacere gli standard attuali.

Da ascoltare almeno una volta nella vita.

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Author: Stefano De Crescenzo

Napoletano classe 86 , musicista, dopo una laurea a pieni voti in economia presso l'Università degli studi di Napoli Federico II svolge il praticantato come dottore commercialista a Napoli proseguendo il suo percorso lavorativo in Emilia Romagna per svolgere la professione di consulente finanziario presso una grande azienda pubblica. Dopo quasi cinque anni (2014-19) ed una gavetta piena di storie ed umanità, dal 2019 ed attualmente lavora a Roma come Fiscalista presso la stessa azienda e consegue un master universitario di secondo livello. Appassionato di storia ,scienza, arte e cultura ma soprattutto di musica, si cimenta da sempre, nello studio professionale della chitarra con esibizioni dal vivo e registrazioni per artisti della scena musicale Napoletana ed Emiliana, partecipando a diversi concorsi e festival nazionali. Ufficiale Volontario del Corpo militare della Croce Rossa italiana, Socio Siedas, scopre da qualche tempo la bellezza della scrittura collaborando per testate e magazine online . Dal Luglio 2021 è Giornalista Pubblicista, iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Campania.