‘ A Maronna t’accumpagna ‘, Diocesi Napoli e Aci per la sicurezza stradale

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‘ A Maronna t’accumpagna ‘, Diocesi Napoli e Aci per la sicurezza stradale – Premiato Carmine Molisso

Un futuro di un auto  a guida autonoma che possa sostituire l’aereo nella gerarchia dei mezzi di trasporto più sicuri al mondo

Si è concluso lunedi 13 maggio presso il palazzo Arcivescovile di Napoli alla presenza del Cardinale Sepe e del Presidente Aci Napoli Coppola la VI edizione del concorso sulla sicurezza stradale “ ‘A Maronna t’accumpagna…ma chi guida sei tu!.

Il concorso che ha visto la partecipazione di 3.950 ragazzi suddivisi nelle due categorie Children e Junior ha annoverato tra i vincitori al secondo posto, con i complimenti del direttore di Rai Tre Campania A. Perrillo che gli ha pronosticato un futuro da giornalista, il nostro giovane concittadino Carmine Molisso. 

Per gentile concessione pubblichiamo l’intero elaborato premiato che si conclude con un auspicio di un futuro di un auto  a guida autonoma che possa sostituire l’aereo nella gerarchia dei mezzi di trasporto più sicuri al mondo

Elaborato di Carmine Molisso

Auto a guida autonoma: un futuro da zero morti sulla strada?

Diventare maggiorenni è oggi uno dei traguardi più ambiti dagli adolescenti di tutto il mondo e la patente è sicuramente una delle conquiste più importanti della maggiore età. L’autonomia di potersi spostare da un posto all’altro, anche a distanza, ci fa sentire grandi e liberi.

La gran parte di noi, inoltre, ricorderà con piacere e magari un pizzico di nostalgia il periodo della scuola guida: poco più di un mese per apprendere il significato dei tanti simboli – fino ad allora sconosciuti – che si vedono per strada; per esercitarsi su quei test a volte troppo facili e altre solo ingannevoli; per sedersi al posto del guidatore e cercare di alzare il pedale della frizione senza far spegnere la macchina. Tutto ciò fino ad arrivare al giorno dell’esame, la prima vera sfida per e con sé stessi, il primo traguardo della propria vita da maggiorenne.

Ricordando proprio il mio trascorso alla scuola guida, mi sono rimaste impresse nella mente le parole dell’istruttore in una delle prime lezioni: “Ricordatevi sempre, cari ragazzi, che l’auto è un’arma a doppio taglio: può essere fatale per voi e per le persone che vi circondano”.

Ecco che in poche parole quella sensazione di libertà, appena assaporata, si trasforma in un peso sullo stomaco: Un’arma? Fatale?! Ecco che inizia a prendere forma quella responsabilità di cui ci avevano tanto parlato ma che finora sembrava qualcosa di astratto. Ed ecco la prima domanda critica che vi voglio rivolgere: ma a 14 o 18 anni si è abbastanza maturi per guidare?! Per quanto si possa essere ottimisti e fiduciosi nella nuova generazione, credo che qualche dubbio venga a chiunque.

Il problema dei teenager alla guida non è nuovo: già nella seconda metà degli anni ’90 è stato oggetto di studio in America. Si è dimostrato che, mediamente, e considerando i chilometri annualmente percorsi, i teenager avevano il triplo del rischio di essere coinvolti in incidenti stradali mortali rispetto a tutte le altre fasce d’età. I fattori di rischio prevalenti individuati dalla ricerca statunitense sono: l’inesperienza, il basso senso del pericolo e una più grande esposizione al rischio.

Al fine di ridurre tali fattori si è iniziato ad adottare, in alcuni Paesi, il sistema di licenza di guida graduale o con l’obbligo di assistenza di un tutor nella guida, così da permettere al ragazzo/a inesperto/a di acquisire esperienza in un “ambiente controllato”. Sicuramente si tratta di un passo avanti di cui abbiamo già osservato gli effetti, ma che non ha di certo azzerato il numero di vittime sulla strada.

L’attenzione si sposta, allora, su un’altra questione – a mio giudizio per niente marginale: visti i fattori di rischio per i giovani degli anni ’90, che potremmo associare alla complessiva immaturità di questi ultimi, e vista la crescente difficoltà, per i ragazzi/e di oggi, di trasformare quello status di “maturo/a”, acquisito di diritto, in fatti e comportamenti concreti, in rispetto di diritti e doveri civili, in responsabilità sociale e personale, non sarebbe più opportuno alzare il livello di età minima necessaria ad acquisire la licenza di guida?

Sicuramente, nell’analisi del problema appena esposto, si apre un mondo che riguarda la ben più complessa psicologia dell’età evolutiva, la quale ancora oggi si domanda quale sia il criterio e se esiste un modo per valutare la maturità di un adolescente, per trasformare insomma quello “status di diritto” in “status de facto”. Una delle questioni cruciali che sarebbe da analizzare nel processo educativo della scuola e della famiglia, è il rispetto dei ruoli e delle regole che governano la nostra società da parte dei giovani di oggi, futuri guidatori: di fatto oggi una persona ligia alle regole e responsabile dei propri diritti e doveri, si può definire un “outsider”, un’eccezione alla regola. Oggi, chi più e chi meno, anche in questo preciso istante, sta violando qualche legge: basti pensare ai limiti di velocità, soprattutto quelli sulle strade statali o provinciali.

È un dato oggettivo la reiezione del rispetto delle regole che persiste nei giovani, forse proprio in virtù di quel desiderio di libertà e indipendenza di cui si parlava nelle prime righe. Ecco, pertanto, la seconda domanda critica: inasprire tali regole, soprattutto quelle riguardanti la guida, è giusto o rischia di sorbire l’effetto contrario?

Negli ultimi anni lo Stato italiano ha fatto “passi da gigante” in materia di codice della strada, introducendo nel 2016, col governo Renzi, la legge sull’omicidio stradale e inasprendo le pene per guida in stato d’ebbrezza, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o con l’uso del cellulare. Gli effetti di tale legge, però, non sono stati evidenti: dal 2016 al 2017, infatti, l’ACI ha registrato un aumento del numero di morti (3.378 contro i 3.283 del 2016, +2,9%) anche se sono diminuiti gli incidenti complessivi e il numero di feriti. La fascia d’età più a rischio risulta essere quella degli anziani tra i 75 e 79 anni (7,8% dei morti), anche se la quota di giovani tra i 20 e 29 anni coinvolti in sinistri stradali, fa registrare un numero maggiore del doppio – in termini percentuali – con il 19,3%. Le cause principali degli incidenti sono pressappoco sempre le stesse: distrazione, mancato rispetto della precedenza o del semaforo e velocità troppo elevata. Insomma, si continua a violare il codice della strada, nonostante le leggi più severe e continuano a morire molti giovani, nonostante le norme più restringenti nei loro confronti.

Il vero paradosso, però, appare all’orizzonte notando che grazie al moderno sviluppo tecnologico si potrebbero trovare numerose soluzioni alle principali cause di sinistri stradali:

  • per evitare l’uso dello smartphone alla guida basterebbe integrare nei cellulari e automatizzare – quando si viaggia a velocità sostenuta o quando il telefono si collega automaticamente all’auto tramite Bluetooth – la “Modalità alla Guida”, che sostanzialmente si occupa di bloccare le chiamate e i messaggi in arrivo ed avvisare il mittente dell’indisponibilità dell’utente. Nonostante un sistema del genere sia stato già sviluppato in Francia e reso disponibile alle altre nazioni tramite un’applicazione, come mai nessuna smartphone-house ha pensato di implementare di default tale funzione?!
  • per obbligare i passeggeri di un autoveicolo ad indossare la cintura basterebbe semplicemente, invece che far suonare l’allarme, non permettere proprio l’avviamento del motore, quasi come se la cintura fosse una seconda chiave;
  • per far rispettare i limiti stradali si potrebbe pensare di sfruttare l’intelligenza artificiale, dando la capacità alla macchina di leggere tali limiti e imporre in modo automatico, attraverso l’attuale limitatore di velocità, la massima velocità alla quale il motore può girare;

Questi sono solo alcuni dei problemi ai quali oggi, grazie alla tecnologia, siamo in grado di trovare una soluzione, tuttavia queste non sono uniche e completamente risolutive, ma soprattutto presentano un comune problema di fondo: un peggioramento dell’user-experience del guidatore. A questo si aggiunge come conseguenza la riduzione dei profitti per le case automobilistiche, problematica connessa più al fattore economico che a quello della sicurezza. Alla luce di ciò sembra che obbligare il conducente al rispetto delle regole non sia una priorità. C’è da dire, poi, che noi uomini, in virtù forse di una qualche natura intrinseca, siamo molto bravi nel trovare le giuste modalità per bypassare questi “obblighi” (penso, ad esempio, alle false cinture per disattivare l’allarme), visti come fastidiosi, sebbene essi possano salvarci la vita, e diamo luogo così a delle contraddizioni uniche.

Ebbene, dopo aver analizzato ed esplorato alcuni dei principali argomenti sulla sicurezza stradale, ancora non siamo riusciti a raggiungere il traguardo. Proverò, pertanto, a fornirvi la mia soluzione – etichettabile come “futuristica” rispetto alle altre di cui sopra – alle problematiche esposte: le auto a guida autonoma.

Negli ultimi anni lo sviluppo tecnologico ha progredito in modo tale da permettere, oggi, ad un computer di poter guidare una macchina in strada: pensiamo, ad esempio, al progetto di Tesla o alle tante case automobilistiche e aziende informatiche che, da pionieri, hanno investito e continuano ad investire in questo progetto, che ormai non è più un sogno, ma una realtà che nei prossimi 20-30 anni porterà una vera e propria rivoluzione nel mondo automobilistico.

La potenza di un cervello informatico applicata ai sistemi di controllo e automazione, in sinergia con lo sviluppo dell’elettronica per la realizzazione di sensori ed attuatori sempre più precisi, non è recente; sono già diversi anni, ormai, che la maggior parte del tragitto di un volo è affidata al pilota automatico, ed è ormai risaputo che l’aereo è il sistema di trasporto statisticamente più sicuro al mondo. L’ultima domanda critica, viene quindi spontanea: si potrebbe applicare lo stesso modello al settore automobilistico?

Proviamo a dare una risposta. Il paragone tra auto e aereo non regge nella misura in cui lo spazio aereo è un ambiente totalmente gestito dalle torri di controllo, mentre è impensabile controllare i movimenti di un ambiente cittadino, fatto di molti più ostacoli, più variabili in gioco e un numero maggiore di possibili “eccezioni” da dover gestire. Inoltre, lo sviluppo dell’auto a guida autonoma di livello 5 (per intenderci, quella il cui controllo è affidato totalmente al software), potrebbe avere tre problemi di fondo:

  1. il primo di tipo etico: pensiamo alla remota, ma possibile, situazione in cui il software si accorge di non poter evitare una mamma con passeggino che attraversa, improvvisamente, sulle strisce (velocità e distanza non gli permetterebbero di evitare le persone) e allo stesso tempo, effettuando un cambio di corsia sarebbe costretto a colpire in pieno una macchina con due persone anziane a bordo; come prendere tale decisione? È possibile dare ad una macchina il diritto di scegliere tra la vita e la morte?
  2. il secondo legato all’ambiente: immettere le auto a guida autonoma su strade cittadine, sulle quali magari viaggiano anche auto tradizionali, significherebbe riuscire a gestire – sempre tramite software – tutta una serie di possibili eventi; è possibile, quindi, “insegnare” alla macchina a prendere decisioni semplicemente in base alle regole del codice della strada? È pensabile trasferire ad un computer il fattore decisionale tipicamente umano?
  3. il terzo di tipo legale: non esiste ancora una legge precisa che regolamenti questa nuova categoria di autoveicoli, ma in entrambi i punti sopra citati si è parlato di “decisione da prendere”, pertanto risulta lecito chiedersi di chi sia la responsabilità di tali decisioni, della macchina o dell’ingegnere che ne ha progettato il software?

Certo, esistono moltissime altre discussioni aperte su tale argomento, ma a mio giudizio questi punti sono cruciali per poter permettere la diffusione commerciale delle auto a guida autonoma. Lo stato dell’arte su questo progetto vede diverse case automobilistiche impegnate nei test su strade cittadine, in ambienti controllati, e credo che nei prossimi anni assisteremo ad un boom economico del connubio tra auto elettriche e auto a guida (almeno) semi-autonoma.

Tralasciando per un attimo il problema etico e demandando quello legale a chi di competenza, pensiamo a cosa succederebbe se sulle strade circolassero solo ed esclusivamente auto a guida autonoma, tutte interconnesse tra di loro, capaci di guidare il traffico per non creare ingorghi, capaci di evitare incidenti, capaci di portarci a destinazione nel minor tempo possibile conoscendo il traffico in tempo reale, insomma sembra un vero film di fantascienza, ma in quest’unico caso vi potrei assicurare l’azzeramento del numero di vittime sulla strada.

D’altro canto, se ci fermiamo un attimo a pensare, in questo mondo, per il momento solo fantastico, ma in futuro chissà, non si è fatto altro che eliminare l’unica variabile del problema che in un modo o nell’altro è la causa degli incidenti sulla strada: l’uomo. È molto “triste” come affermazione, ma è la realtà.

In conclusione, ad oggi è impensabile azzerare il numero di vittime della strada: l’inciviltà e l’irresponsabilità che caratterizzano la nostra società non permette di avere un rispetto delle regole tale da evitare qualsiasi tipo di incidente, e sebbene sia riduttivo e scorretto generalizzare in questo modo, l’uniformità del rispetto del codice della strada è un criterio fondamentale per permettere a questa soluzione di avere l’effetto desiderato. Sicuramente, avviare un programma di educazione civica, degno di tale nome, permetterebbe di fare affidamento sull’integrità morale delle future generazioni. Nel frattempo, non meno cruciale sarebbe l’applicazione delle soluzioni tecnologiche sopra elencate, al fine di eliminare i principali fattori di rischio che continuano a mietere vittime sulla strada. La soluzione definitiva, ben più complessa e non applicabile nell’immediato, è costituita dalla guida affidata ad un robot, con un software capace di prendere decisioni e gestire qualsiasi tipo di situazione. Forse, solo allora potremmo parlare di modello aereo applicato al settore automobilisticoe chissà che l’auto non possa prendere il posto dell’aereo in cima alla gerarchia dei mezzi di trasporto più sicuri al mondo.

A Maronna t’accumpagna…ma chi guida sei tu!.

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Author: Domenico Molisso

Nasce a Casalnuovo di Napoli nel 1965. Svolge la professione di Dottore Commercialista dal 1997 ed è titolare dello Studio Molisso & Partners STP dove sono associati quattro professionisti. Tra i suoi incarichi annoveriamo anche la presidenza della sezione di Nola dell'Associazione Nazionale Commercialisti.