La solitudine è un involontario e mai auspicato viaggio nell’inferno dei sentimenti dell’incomprensione e dell’ emarginazione .
La solitudine è uno specchio opaco dell’anima in cui si riflettono le frustrazioni più intime, le angosce più profonde,gli smarrimenti più tenebrosi, come quei tunnel bui, lunghi, infiniti,solo al termine dei quali si scopre la luce abbagliante, scintillante della ritrovata serenità.
La solitudine è un involontario e mai auspicato viaggio nell’inferno dei sentimenti dell’incomprensione e dell’ emarginazione,in cui la voce degli altri risuona come un rumore fastidioso, lontano, incapace di lasciarsi assorbire dalla impenetrabile corazza della propria chiusura interiore.
Questo spesso velo dell’anima imprigiona gli altri sentimenti precludendo loro la possibilità di librarsi puri nella realtà dei rapporti umani.
La loro purezza infatti è contaminata dal grigiore della propria visione del mondo, che risulta tetra, triste,disperata in quanto priva della speranza di poter confidare nel calore della presenza altrui.
E’ questa la solitudine che si legge nell’animo di giovani adolescenti,disorientati,quindi vuoti ,che offrono ai blog, le loro più angoscianti confidenze, persi in uno stato di superficialità e leggerezza che li allontana dai grandi valori della vita, quali lo studio e la famiglia, per colpa proprio di quei genitori assenti che celano dietro l’alibi del lavoro e del sacrificio per i figli il riprovevole disimpegno nel loro ruolo educativo.
A questi ultimi non tangono discorsi falsamente giustificatori sulla qualità di un rapporto atta a compensarne la quantità.
I figli necessitano della presenza fisica dei genitori, di padri troppo presi invece dalla carriera e dal successo personale e di madri che delegano ad estranee tutto ciò che dovrebbe costituire invece la trama della loro ormai sempre più vacillante vocazione alla maternità.
I figli dunque di chi? Di cosa?
Di un sistema comunicatorio atto a sorbire le confidenze di sconosciuti che si aprono più in un tale contesto virtuale che non con i loro familiari.
Figli di una società corrotta,ma da chi se non dai suoi stessi protagonisti ,troppo interessati al proprio “ego” per poter prestare orecchi e sguardi a chi prima rivolge una richiesta di attenzione, poi di un consiglio mai dato e infine di un aiuto che, spesso, è troppo tardi per essere concesso.